Continua l’esperienza del teatro dialettale all’aperto, che sfrutta l’ambiente naturale, la memoria storica e …i talenti della gente del luogo.
Nella originale cornice dell’aia di un vecchio caseggiato, viene ricostruito un fatto che proprio qui, nel ’43, si svolse : un giovane venne catturato dei tedeschi, sotto gli occhi atterriti dei familiari e del vicinato, per essere usato come capro espiatorio per il ribaltamento delle alleanze dell’8 settembre. Dai dialoghi affiora l’epopea della gente della contrada , che ha subito sulla propria pelle le devastazioni e i dolori che la guerra, inevitabilmente, porta con sé. Il protagonista,- Mario D’Aguanno, ancora vivente, che ha fatto da testimone e da mentore nella stesura del testo - con una rocambolesca avventura, riesce a scappare e a tornare a tranquillizzare i suoi, per poi fuggire di nuovo, timoroso di una rappresaglia.
Da questo momento, come tirato un sospiro di sollievo, la popolazione del posto si concede un po’ di relax: chiacchiere, commenti, aneddoti, notizie, risate, da cui si evince il carattere semplice e genuino, eppure saggio, delle persone e lo svolgersi degli avvenimenti storici, che avvennero intorno a monte Trocchio, considerato, sia dai tedeschi che dalle forze alleate, l’ultimo baluardo per la conquista della via per Roma.